Ragalna – Pista Altomontana
Itinerario escursionistico alla scoperta del territorio ragalnese
PREMESSA
I sentieri 785 e 785A sono stati ideati e realizzati dalla sezione di Belpasso del Club Alpino Italiano grazie al alla spinta e al contributo del Comune di Ragalna. Si è voluto collegare l’abitato di Ragalna alla già esistente rete sentieristica etnea creata dal Parco dell’Etna. Con il sentiero 785 si raggiunge la Pista Altomontana dell’Etna, itinerario principale della rete sentieristica etnea, attraverso la quale l’escursionista può poi proseguire nella visita del territorio montano. Il sentiero percorre il territorio a nord del comune, punteggiando alcuni siti d’interesse naturalistico del territorio, descritti sulle tabelle informative presenti in loco.
Il percorso ha uno sviluppo di circa 9 km, un dislivello di quasi 800 m dal punto di partenza a quello di arrivo.
ITINERARIO
Si parte da Piazza Rocca a Ragalna (Punto 1, 917 m.s.l.m.). Da qui, seguendo le indicazioni e le caratteristiche bandierine bianco-rosso, ci si dirige verso ovest su via Cavaliere, si fiancheggia la strada percorrendo la zona nord dell’abitato di Ragalna. Lungo il tragitto è possibile osservare ciò che rimane della tenuta di Villabona, appartenente ai principi Moncada. Era la più estesa della Ragalna settecentesca e comprendeva un palazzo a due piani, un palmento, una cappella (non più visibile), una grande cisterna e le casine di coloro che dirigevano i lavori agricoli. Il principe Giovan Luigi Moncada vi si rifugiò intorno al 1780, fuggendo dalle agitazioni scoppiate in Paternò per la ridemanializzazione di quel comune, alla quale si opporrà fino alla decadenza dei suoi diritti feudali, nel 1812. Nei pressi, al di là della via Cavaliere, possono ammirarsi altre antiche ville, tra cui la villa Pulvirenti che ospita un palmento ancora intatto, datato 1742, e il primo castagneto impiantato nella zona.
Alla fine di via Cavaliere, dopo circa 1 km, si trova il punto 2, l’incrocio con via Grotte Catanesi. Da qui è possibile fare una deviazione per visitare le due Grotte della Catanese 1 e 2.
Il sentiero 785 invece si dirige verso nord su via Monte Arso. Mantenendosi ai margini della strada asfaltata, si percorrono circa 400 m per raggiungere la Grotta delle Scupettate (punto 3, 917 m.s.l.m.), una piccola grotta di scorrimento lavico che giace sotto il muro perimetrale di un terreno agricolo. Notevoli sono le modifiche apportate dai numerosi crolli. Ai suoi margini è possibile raccogliere la “cannatedda” (strigoli in italiano), un’erba commestibile, conosciuta fin dall’antichità, dal sapore delizioso. Di fronte si ammira un boschetto di querce, residuo della foresta originaria dell’Etna.
Si continua ancora su asfalto in salita per circa 100 m fino al punto in cui il fondo stradale asfaltato lascia il passo ad un caratteristico lastricato lavico, caratterizzato da due strisce longitudinali più levigate che una volta servivano per agevolare le ruote dei carretti. Proseguendo in salita, ci si addentra in contrada Mollecchina, una zona boschiva caratterizzata dalla macchia mediterranea con bellissimi alberi di lecci, querce ed esemplari di ginestra. Ad una curva il fondo diventa nuovamente sterrato, qui siamo in corrispondenza dell’ingresso alla panoramica masseria Ardizzone, oggi ristrutturata e trasformata nell’agriturismo Boscoscuro. La carreggiata qui diventa più stretta, proseguendo è possibile notare la cima di Monte Arso (1102 m.s.l.m.), la carrareccia sale affiancando il monte ad est fino a raggiungere un quadrivio (Punto 4, 1081 m.s.l.m.), nei pressi di una grande quercia. Da qui, attraverso un ripido sentiero, vale la pena raggiungere la vetta del monte per una visione panoramica del territorio circostante.
Riprendendo il percorso, si prosegue per circa 700 m sulla carrareccia delimitata dai tipici muretti a secco caratteristici del territorio etneo. Ci si addentra nel Bosco di Paternò, si arriva, quindi, ad un incrocio, si prende a sinistra e, subito dopo, un secondo incrocio dove occorre girare a destra. Da qui, a circa 100 m, in corrispondenza di un compatto affioramento lavico, le caratteristiche tabelle segnavia ci indicano di abbandonare la carrareccia per addentrarci in un sentierino che si immerge nel bosco. Lungo questo percorso, dopo alcune decine di metri, un’indicazione ci invita ad una breve deviazione per uscire dal bosco e poter vedere una caratteristica formazione lavica, una pietra-cannone formatasi su uno dei più estremi bracci lavici dell’eruzione del 1780. Rientrati sul percorso principale e proseguendo si sbuca su una stradella, a tratti asfaltata, nei pressi di alcune casette di villeggiatura, alcune di esse ormai dirute. La si percorre per circa 600 m, evitando di deviare agli incroci, fin quando si giunge ad un apposito segnale che invita a deviare verso nord su un sentiero che in poche decine di metri si allarga e diventa una sterrata in salita. Si sbuca sulla Ex trazzera San Leo-Milia, conosciuta come strada Milia (punto 5, 1275 m.s.l.m.). Si supera la strada asfaltata e si prosegue sempre su carrareccia in direzione nord per circa 1,5 km, lasciando le deviazioni a destra e sinistra, accompagnati dallo stupendo panorama dell’Etna sullo sfondo. Non appena la stradella devia verso ovest, si prende un sentiero che conduce ad est e si addentra nella vegetazione fino a portarci nei pressi della Grotta dell’Immacolata (Punto 6, 1469 m.s.l.m.), cavità lavica caratterizzata da tre diversi ambienti. Nei pressi della grotta, a poche decine di metri in direzione sud, vi è una tipica costruzione dei pastori, denominata “pagghiaru ‘n petra”, ancora ben conservata.
Ripreso il sentiero, ci si dirige verso nord per circa 300 m, sbucando su una stradella con un manto d’asfalto ormai in cattive condizioni. Qui si devia a destra e si prosegue; la strada si dirige ad ovest prima in piano, poi inizia a salire, compie alcuni tornanti tra colate laviche e zone boscate. Appena dopo una curva si trova un bivio, si prende a destra per un sentiero che corre a margine di un rigoglioso castagneto per circa 400 m. Quindi si lascia il tratto boscato e si devia per attraversare in senso ovest-est un altro braccio della colata lavica del 1780, su un antico e caratteristico sentiero realizzato sulla sciara: probabilmente serviva nel passato per lo sfruttamento del bosco. Superata la colata e rientrati nel bosco si risale verso nord attraverso degli ampi sentieri che solcano la vegetazione mista di pini, latifoglie e ginestre. Si supera ancora un piccolo braccio lavico e rientrati nel bosco si raggiungono i margini di Contrada Serra La Nave, nei pressi del monte omonimo. Dopo un breve tratto si incontra la confluenza con il sentiero 786B (Punto 7, 1692 m.s.l.m.) che sale dal Rifugio di Monte Manfrè. La zona è caratterizzata da una pineta con esemplari d’alto fusto. Si prosegue ed in circa 200 m si raggiunge il cancello del Demanio Filiciusa-Milia (Punto 8, 1700 m.s.l.m.) dove inizia l’Altomontana dell’Etna, dapprima caratterizzata dal segnavia 701A e poi dal 701SI che coincide con un tratto della Variante Etnea del Sentiero Italia CAI.
Nei pressi si trova il rifugio Ariel, utile per fare una breve sosta oppure per pernottare e ripartire l’indomani. Da qui sono possibili diverse escursioni sul versante sud dell’Etna oppure intraprendere la pista Altomontana, percorso che circumnaviga l’Etna fino a raggiungere la pineta Ragabo di Linguaglossa sul versante nord del vulcano.
Indicazioni stradali per il punto di partenza (Punto 1 – Piazza Rocca-Ragalna):
Dalla Superstrada Paternò - Catania/SS121, continuare sulla SS 284, prendere l'uscita Santa Maria di Licodia-Belpasso, mantenere la destra al bivio ed entrare sulla Strada Provinciale 4/11. Continuare per circa 2 km, dunque svoltare a sinistra sulla Via Mongibello; percorrerla per 2,3 km, poi proseguire su Via Paternò, piazza Cisterna, via Rocca (anche S.P. 57) fino a raggiungere Piazza Rocca.
Lat: 37° 38,592’ N; Long: 14° 57,442’ E; Alt: 917 m.s.l.m.
DESCRIZIONI PUNTI D'INTERESSE
Punto 1 - Piazza Rocca (Ragalna)
L’incrocio tra la strada altomontana d’epoca bizantina, che collegava Taormina ad Adernò, e la via che da Batarnù (Paternò) portava ai boschi dell’Etna, è segnalato per la prima volta in un diploma normanno del 1137. In esso si fa menzione anche della cisterna, detta allora di Gervasio, che si trova oggi accanto al palmento in rovina, della metà del ‘700, situato sulla destra della piazza. Tutto intorno si estendeva un’area recintata per il pascolo ed una vigna, sormontate dalla Rocca che dà il nome alla piazza. Il luogo era chiamato Rechalena (dall’arabo Rahal Ayn= Casale dell’acqua): da esso deriva il toponimo di Ragalna. Infeudato ai benedettini del monastero di San Leone al Pennacchio e, dopo la distruzione dello stesso causata dall’eruzione del 1536, ai principi Moncada di Paternò, sarà concesso in enfiteusi a partire dal 1732 a numerosi cittadini paternesi che vi impianteranno rinomati vigneti, palmenti, chiesette rurali, ville di cui rimane traccia nel territorio circostante (in particolare la villa Savuto, a sinistra scendendo per la via Rocca), dando origine al primo nucleo abitato della Ragalna moderna.
Punto 2 - Via Grotte Catanesi
Inoltrandosi per un viottolo a sinistra della strada che conduce al Monte Arso, dopo circa 500 metri, è possibile visitare le due grotte di scorrimento lavico dette “della Catanese”, la prima delle quali è una vasta grotta a forma basilicale (la più ampia dell’Etna: nel luglio 1943 ospitò la popolazione di Ragalna scampata ai bombardamenti alleati), prodotto dell’eruzione che dette vita al Monte Arso. Alla base della parete est, si apre una strettoia con una galleria lunga circa 70 metri, abitata da pipistrelli, in cui sono state osservate ossa e piccoli frammenti di ceramica. Intorno alle due grotte vi è una foresta rada di lecci e roverelle, vero paradiso per gli amanti dei “funci di ferra” (funghi di ferula o pleurotus eringii) e degli asparagi selvatici, dove è possibile incontrare antiche abitazioni contadine in pietra lavica, torrette e “pagghiari in petra”, delle “pietre-cannone” e caratteristiche emersioni laviche, a forma vagamente animale, popolarmente denominate “draghi di pietra”.
Punto 3 - Grotta delle Scupettate
Grotta lavica che giace sotto un muro in pietrame a secco lungo la Via Monte Arso.
Punto 4 - Monte Arso del Cavaliere
Il Monte Arso del Cavaliere è un vecchio cratere databile al 500 a.C. Dopo una facile scalata lungo un breve sentiero, si raggiungono le sue due cime dalle quali si ammira un duplice panorama: verso nord, la cima maestosa dell’Etna; verso sud, la valle del fiume Simeto fino al mare ed al lago di Lentini. Il sito di interesse comunitario – ZSC (Zona Speciale di Conservazione) è esteso per ettari 124, ricade a quote comprese fra 900 e 1100 m.s.l.m. e risulta caratterizzato da antiche colate laviche. Il bioclima rientra nel mesomediterraneo subumido inferiore. Ben rappresentate sono le formazioni boschive, quali querceti caducifogli misti a dominanza di Quercus virgiliana, frammisti spesso a boschi a Quercus ilex. Significativa è la presenza di Celtis tournefortii subsp. Aetnensis (bagolaro dell’Etna). Si rinvengono, inoltre, boscaglie a Genista aetnensis. Di particolare rilievo la presenza di formazioni boschive decidue e sempreverdi, con diverse entità che nell’area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico. Il sito è utilizzato come area di foraggiamento e riposo dall’Aquila reale e come sito riproduttivo dalla Coturnice di Sicilia. La fauna invertebrata è relativamente diversificata con numerose specie endemiche.
Fonte: Ministero dell’Ambiente, Formulario Natura 2000.
Punto 5: Strada Milia
La vecchia strada Milia San Leo da attraversare per continuare il percorso.
Punto 6 - Grotta dell’immacolata e “pagghiaru ‘n petra”
La grotta, raggiungibile attraverso il sentierino, è distante circa 30 m in direzione sud. Visibile anche per via di uno steccato in legno che aiuta nel superare alcuni gradoni ricavati sulla pietra che conducono ad una depressione all’interno della quale sono presenti alcuni grandi esemplari di quercia e i detriti di un vasto crollo della volta. La grotta è composta da tre diverse camere con tre ingressi diversi, uno a sud, uno a nord ed uno ad ovest. Le tre camere sono larghe alcuni metri. Le lave che hanno originato la grotta sono del 1780.
Proseguendo il sentiero che conduce a sud per circa 40 m circa si raggiunge il “pagghiaru ‘n petra”, ossia un pagliaio realizzato interamente in pietra, rappresenta un’antica costruzione per il riparo dei pastori o dei contadini che veniva costruita nei pressi delle loro mandrie. Questo è realizzato completamente in pietra lavica a secco, la pianta è circolare, possiede un solo accesso, la struttura culmina in una cupola fatta di pietre disposte a cerchi concentrici. Il pietrame utilizzato per la costruzione veniva ricavato dall’ambiente circostante. E’ ben visibile l’architrave della porta di accesso e una cisterna a bocca circolare nei pressi della struttura.
Punto 7 – Contrada Serra La Nave
Trattasi di una estesa zona attorno al Monte Serra La Nave (1661 m.s.l.m.) in territorio di Ragalna, ammantata da una fitta pineta con esemplari d’alto fusto. Nei pressi si trova l’Osservatorio astrofisico etneo “M. G. Fracastoro”, il Giardino botanico “Nuova Gussonea”, la chiesetta della Madonna delle Nevi, il parco avventura, proprio all’interno della conca craterica, ed alcune strutture ricettive.
Punto 8 – Cancello Demanio Filiciusa Milia - Ingresso Pista Altomontana
La pista altomontana è un percorso di 38 chilometri che circumnaviga l’Etna fino a raggiungere la pineta Ragabo di Linguaglossa sul versante nord del vulcano.